Le stelle del pallone

Le stelle del pallone
sono Pelè e Maradona
ma oggi l'astro splendente,
vero asso vincente,
è Messi del Barcellona.
Dall'Olimpo alle nostre vette
tra lampi, tuoni e saette
ci fu il genio del golden boy,
il sinistro di rombo di tuono,
anche l'urlo di Tardelli
poi vennero i gemelli,
perfino un certo Ravanelli,
ma adesso c'è Balotelli.
Con un tiro al fulmicotone
ha impallinato i teutoni,
mentre con la cresta di gallo,
novello Apollo,
impollinerà tante donzelle.
Sol dei gol v'è certezza...
se non c'è calcioscommesse
e la certa paternità,
per troppa liberà,
reclama la prova del dna.
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Fantasie biografiche (1a parte)

Nacqui a cavallo della vergine (il 23 settembre) da un Angelo (all'anagrafe) chiamato Raffaele (si firmava Angelo Raffaele), venditore di maglie di gran qualità (marchio Domenico Servodio) in via Duomo a Napoli, adiacenze piazza Nicola Amore, di fronte a Serpone, negozio di arredi sacri!
Fui primogenito prediletto a casa e primo della classe a scuola, sbugiardato, però, prima dalle mie sorelle (spietate femministe) in famiglia e poi dai professori agli esami, tanto da esser promosso per il rotto della cuffia con la media del 6 alla maturità classica dopo aspra polemica con il professore di storia e filosofia e laurearmi in medicina con un misero 107, questa volta dopo polemica urlata con il Preside della facoltà.
Di poi la vita coniugale addirittura mi bocciò e da questo clamoroso fallimento mi diedi alle scritture morali per riabilitarmi almeno agli occhi dei miei figli, mai rinunciando ai giochi (carte, schedine/bollette e casinò) da esperto sistemista al punto che adesso mi pubblicizzo sui social network come specialista di sistemi vincenti tra sacro (sistema spiritale) e profano (sistemi per calcioscommesse).
 
Il gioco fatale
 
Quando i giochi vanno male
io ripiego sulla morale,
sarà pure per disegno fatale
ma per l'esito letale
divento ancor di più
un misero mortale.
Sono un giocatore nato
perdente sol per fato
ma ancor non mi raccapezzo
se gli occhi addosso
me li mettono quaggiù,
mi vengono di lassù
o sono del solito belzebù.
Con un poker di re servito
una donna d'incastro...
tutta nera di picche,
di certo per ripicca,
con una scala reale
mi mandò gambe all'aria.
Al tredici miliardario,
ci pensò, invece,
un uomo in giacca nera
e con un gol fuori orario
mi azzerò l'onorario.
Ripiegai sul totogol,
sui gol a grappoli
ma per disegno divino
il fatal destino
mi sfilò il bottino...
era l'unico otto
ma l'ineluttabile sorte
mi rifilò un fagotto
e mi fece il cappotto.
Adesso, di giochi in gioghi,
la roulette insolvente,
il black jack insolente
e la bolletta perdente
mi fanno uscir di mente
ma, per mia gran fortuna,
l'anima mi richiama
ed è la sua ispirata scrittura
che infin mi rianima.
 
Il vizio di giocare
 
La smania di rimare
e il vizio di giocare
è ciò che alfin mi resta
almeno per sognare.
La vita è prova dura
e spesso fa paura
specie se anima e mente
si mettono a litigare.
Con la spiritualità
cantai l'amor
in preda al dolor,
la razionalità, invece,
per sistemar le cose
senza più lavorar,
ricorse al gioco
e senza più risorse
mi fece naufragar.
A me tanto piaceva
viaggiare tra sole e mare
ma poi solo mi ritrovai
nel buio più profondo
e con il pensier assente
nel vuoto sprofondai.
Senza meta vagando,
infin, mi richiamò
la voce della coscienza
che mi riportò in vita
alla luce del vero amor.
Son tornati, adesso,
nuovamente i giochi,
non più esasperati e folli,
ma son pure poesie
per un pensier vigile
che attinge dall'anima,
di poi l'affronta,
spesso la contrasta,
non le concede tregua
e la mantiene sempre sveglia
senza mai darle pace.
A tanto provvederà,
son certo, la vita eterna,
basta solo conciliar
mente e coscienza
con giochi e poesie
nel canto dell'amore
per volare all'infinito
tra orizzonti di luce
e godere per sempre
la melodia del silenzio
e la sinfonia della pace.
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La lezione di mio nipote

Mio nipote,
se sol mi vede
mi associa con il pallone
ma poi invece di calciare
lo prende tra le mani
e me lo butta in faccia.
Per un illuso calciatore
è una vera umiliazione,
altro che punizione,
se un perspicace bimbo
di appena un anno
di già ti capisce
ma poi tanto infierisce.
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La libertà dell’anima (Kant) e il martire del pensiero (Giordano Bruno) 2a parte

... e la polvere di quel lontano dì
per noi sarà un orizzonte di luce.
 
Proprio in virtù di tanto l'uomo, strabiliante impasto di spirito e materia, compendia in sé immanenza (coscienza) e trascendenza (pensiero), mettendo così d'accordo anche santi del calibro di Sant'Agostino e San Tommaso, padri della chiesa.
Intanto sul percorso filosofico della mente umana:
 
neurone (sistema cerebrale)-pensiero (sinapsi)-Verità (Sistema Spirituale)
 
c'è da scalare la conoscenza (dal grigiore del cogito al fulgore della sapienza passando per lo splendore della ragione e il bagliore dell'intelletto) per accedere così alla Luce dell'Assoluto, a noi invisibile per qualche recondito artificio (velo di Maya, macula oculare?).
Cartesio, gran razionalista, sicuramente attinse anche da Bruno (dubbio cartesiano) e con la sua famosa frase “cogito ergo sum”, presa di sana pianta da Parmenide (lo stesso è pensare e essere), divenne il padre della filosofia moderna.
Anche Bruno, pertanto, è una figura di rilievo della filosofia moderna e va considerato un martire della Chiesa, al pari di Santo Stefano e di San Giustino (1° giugno, nascita di mia madre), primo apologista cristiano e patrono dei filosofi, particolare che ho recentemente scoperto, compilando il mio incredibile “puzzle fatale”.
E qui, come mio solito tra serio e faceto, tengo a precisare che Giordano Bruno da Nola (anno di nascita 1548 mentre io sono del 1948) è quasi mio compaesano (sono di Sant'Anastasia a meno di 10 Km) e se Venezia fu una tappa per lui fatale (il patrizio Mocenigo lo fece arrestare), adesso spero tanto che Rossovenexiano (sito letterario dove scrivo) colmi questa grave... laguna e conseguente lacuna facendo pubblicità alla mia filosofia spicciola, ma sicuramente incisiva e alla portata di tutti perché molto schematica.
Sempre scherzando con l'esaltazione (solo in famiglia non mi sopportano più, ma nemo profeta in familia!) in virtù della mia mappina (piccola mappa e non lurido straccetto!) biografica fatta di rilievi e depressioni, da tempo mi autodefinisco il novello Platone, avendo aggiornato ai tempi moderni i suoi miti più famosi.
E così “la biga alata” (metafora dell'anima), di questi tempi, diventa “la rossa monoposto” pilotata dalla mente, alimentata dall'amore e illuminata dalla coscienza (proprio l'anima nella sua triplice veste di pensiero, amore e coscienza), mentre il “mito della caverna” (metafora della conoscenza) l'ho trasformato nella “scala dei fantasmi” con i cinque gradi della conoscenza e relativa luminosità:
 
-1° grado: il grigiore del cogito – Il corpo è il fantasma della materia
-2° grado: lo splendore della ragione – Lo spirito è il fantasma del corpo
-3° grado: il bagliore dell'intelletto - L'anima è il fantasma dello spirito
-4° grado: il fulgore della sapienza - La luce è il fantasma dell'anima
-5° grado: il candore della contemplazione - La verità è il fantasma della luce
 
A questo punto se il grande Cartesio prese da Parmenide la sua famosa frase “cogito ergo sum”, “amo e sempre sarò”, invece, è solo mia e, da luminoso citoplasma, va a completare la triade dell'anima (la verità della cellula spirituale o primordiale) che, a immagine e somiglianza della Divina Triade (Verità-Padre, Amore-Figlio e Luce-Spirito Santo), senza ombra di dubbio, è triplice coscienza (vigile, consapevole e morale):
 
Cogito ergo sum-pensiero (membrana esterna)-certezza dell'esistenza all'istante e coscienza vigile
(CARTESIO)
 
Amo e sempre sarò-amore (citoplasma)-certezza dell'esistenza in eterno e coscienza consapevole
(PLATONE, la frase è di Maiello)
 
Gnothi sautòn-coscienza (nucleo)-certezza della verità dell'io profondo e coscienza morale
(SOCRATE)
 
Adesso se Cartesio tra morale e medicina scrisse “Le passioni dell'anima”, il sottoscritto, su questa tematica, ha già scritto: Il pilota, Striptease, I giochi, Le fantasie, Le perle, La luce naturalmente dell'anima, mia innata fissazione (non certo campata in aria), che con la sua Luce Assoluta pervade ogni dove ed io lo testimonio dal vivo perché sono di ritorno... dal paradiso:
 
vivevo sospeso in aria
nello splendore della luce solare
tra il celeste dei cieli
e l’azzurro dei mari,
per poi riposar coperto
dalla volta celeste
cullato finanche
dalle onde marine
nell’armonioso silenzio
della pace divina.
E di certo avete già indovinato
l’angelo che mi stava accanto...
è un uomo che da sempre sogno
e che mai mi abbandonerà,
mio padre Angelo Raffaele,
un vero angelo di nome e di fatto.
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La turba dell’amore

Donna solare,
mia Musa fatale,
sei sposa fedele
e nessuno ti tocca,
sarò il tuo sposo eterno
e guai a chi ti sfiora...
lo secco con gli occhi
perché sono geloso
ed anche per uno sguardo
divento furioso.
 
Mostrasi sì piacente a chi la mira,
che dà per gli occhi una dolcezza al core,
che 'ntender no la può chi no la prova...
 
sono versi immortali
che tutti conoscono
ma da pover uomo,
ahimè, io li disconosco
se da sempre mi dibatto
tra pressione spirituale
e passione carnale
con l'intelletto per amare
e la ragione per valutare
quella nobile creatura
che ci genera da mamma
e ci ingelosisce da sposa.
 
Per fato e per metempsicosi,
intanto credetemi,
non è la mia solita nevrosi,
ho avuto una donna sublime
che mi è stata mamma
e sarà la mia sposa e di certo
non è un'altra mia psicosi.
Corro, però, il rischio
che se soltanto la tocco
mi si azzera tutto,
ma se rimango intatto,
state certi, scriverò
un bel testo e d'amor
vi riempirò la testa.
 
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