Follie epatiche (ultima parte) Pubblicato il 18 Giugno 2015 da admin E fu sì, con questo sfogo, nel folle turbinìo di tal letal pensieri, che infin riconquistai la mia viva coscienza. Nel retro rivoltandomi ancora io vedea quell’immane baratro che a piè pari saltai e che ad ogni mortal è sempre alfin fatal. Ed ancor tutto tremante per quello strenuo salto che tutto mi rallegro: io, unico mortale, di essere tornato infine dagli irreversibili limiti della follia epatica. Che sempre ti fa stare, solo tra te e te, facendoti paventare e mostri e spie e iene, su per oscuri confini, non ben delimitati, che in ansia ti mantengono con ritmi circadiani. Perché tra ansiose notti che il dì in parte spengea e poi mi ritornava con il calar del sole l’ansia ingravescente che poi si approfondava col buio della notte, tornando le ansiose notti che il cerchio completava. In siffatti circuiti la mente imprigionata di tal pazza follia, giammai si liberava ed infin la pietà divina di questo si turbò e per quell’immenso baratro di nuovo mi buttò di fronte a tante e sempre di nuovo amorevolezze, che lascian imperterriti alcuni, talaltri fingendo fingono almeno di assaporarle. Ma il pazzo impenitente tutte se le beveva, procurandosi quel danno, dianzi irreversibile, da cui financo uscii per superior bontà. Or finalmente in me nella mia primiera ragione, come potrò in esse mai più recidivare, se al cor non si comanda nel bene e nel cattivo; per non vederle proprio, da solo me ne andrò: per valli, monti e cieli, per laghi, fiumi ed oceani, di nuovo correrò sol dietro a quella sfera di cuoio inebriante ed ancor leggerò un libro, capendo le parole, perché si che questa è vita, non certo le follie dei pur passati dì.
Follie epatiche (2a parte) Pubblicato il 11 Giugno 2015 da admin Le “amorevolezze” no, ma cosa introitar per le cadenti membra? Ma benedetto fegato, pignolo precisone, non metterti a far capricci vedendo ovunque impicci di falsi trasmettitori perché, in un tozzo di pane, finanche non puoi vagliare, che proteine in più ma cosa ci può star. E tra le altre cose, non metterti a far le bizze ché qualche fugace stipsi la mente non può offuscare. Tu, che da sempre il tramite tra il monte e la valle, concedi nuovamente ascesa alla materna linfa vital per quella miracolosa via solerte ritentrice d’ammonio iniquità. Non far che questa linfa per arrivar al monte, dopo travagliosi circuiti, viziosi e snaturati, vi giunga ancora impura per irrorare i suoi fusti e infin, per tremori e scosse, ciò che verde era, trasforma irriverente in arsi e secchi arbusti. Mamma mia cara, pazzo nel tuo nome, non più ti tormenterò con firme e giochi vari, ma non ti lamentar per fiumi di sciroppo, miracol di catarsi e miscele nauseanti: ancor altro non c’è. Ma, pur tra tante pene, non invocar più il nome di un grande professore, ché, con pousèe ed emblèe, il mostro non si doma. In mental cortocircuito dopo troppe amare passioni, per questo intricato impiccio di mostri, iene e talpe, per falsi trasmettitori e con lesto incalzar di gradi mio padre pur passò. Ma lui, imperturbabile, tra tanti intrighi perfidi, in un batter di baleno il cielo guadagnò.
Follie epatiche (1a parte) Pubblicato il 4 Giugno 2015 da admin Nel rinvenire alla vita mi diagnosticai una falla che, tra pensieri folli, la mente mi spegnea. Fu con estremo sforzo di ciò che mi restava dopo immani tentativi di colpo la tappai. Non era altro che l’amara epatopatia di familiar riscontro, d’emblée riconosciuta, che tanti e tanti danni a me avea arrecato. Per la sua etiologia non altro vi trovai, sono le “amorevolezze” a queste alfin pensai. Son quelle cose che s’ingurgitano per sommo amore ma poi, quando troppe sono, il mal ti vai a cercar con questo inglorioso termine di tal epatopatia che può significar niente o grave mal celar. Ma io cosciente e dotto in breve la combatto, lo si vedrà il più forte! Perfida ingannatrice, mi cambi pur di sembianze, da iena dissanguatrice mi passi a mo’ di talpa e scavi, scavi, scavi tentando scacco matto con i tuoi paladini della glissoniana. Tu, prima mia corazza, sostegno in ferratura della primiera struttura, che fai, mi ti rivolti con aggressor impavidi, ma resta nei tuoi limiti, non sconfinar nella limitante sacra che, ahimè, perso questo presidio, la pugna è ormai fatta. Di voi protettori epatici è meglio non parlare ché, in caso di battaglia, il vostro posto so. Passivi e da lontano, miei cari vil codardi, se mai il sisma fosse, le spalle voi dareste ai pochi sopravvissuti dello scempio letal. Per l’incombente sisma proprio sulla mia persona, con voi fieri banditi di glissoniana banda, arrivo a certi patti: se rimarrete inermi nei vostri legal confini, non più “amorevolezze”, giammai ingurgiterò. Non voglio, sì, per scienza, ancora in coscienza, per quegli incoscienti stadi, passare a grado a grado nella follia epatica che, per sconosciute strade dai maleodoranti olezzi e tra spie impenitenti, ti arreca tanto danno.
La funzione corticale Pubblicato il 6 Settembre 2012 da admin Dalla nascita stimoli infiniti, si inizia con vista e udito, indi l'olfatto, infin gusto e tatto. Con sensazioni e percezioni incomincia il pensiero, primi passi della mente che appena elabora ti fa passare all’idea nel cui contesto formuli l’ideale. Segui questo esempio reale: il chiodo fisso dell’uomo è la donna che va dal pensier all’idea, all’ideale. Il pensier di femmina è una gran bella cosa, la femmina con gli attributi è l’idea di donna, la donna bella è la donna ideale da non confondere con l’ideale di donna. Cara donna sei sempre tu a confonderci le idee e a farci perdere la testa! Continui la vita tra tante letture e acquisisci così svariate nozioni da cui emerge la memoria e, pertanto, consolidi l’apprendimento che ti fa ragionar giudicando le cose. Conseguono sempre più conoscenze e, se capisci rapidamente le cose, hai anche l’intelligenza seppur sgarbi non percepisci: “verba volant” e “scripta manent”, chi di parole colpisce, di scrittura perisce. È solo un gioco, tra serio e faceto, di pensieri e parole, ma scritture e vecchi detti sono sempre verità. Solo i sensi dal vivo, non il prolisso e fatuo sproloquio, sempre meglio benigni eloqui, dopo vaghe sensazioni danno vere percezioni che, per brividi scuotenti, diventan anche emozioni con tachicardia e sudorazione ma se vi è fremito profondo allora affiorano i sentimenti... e siamo ai sensi dell'anima. Sensazioni e percezioni per tronchi e rami sviluppano la chioma cerebrale, altro che corteccia e, per informazioni e impressioni, al di là della ragione, stimolano l’intelletto donandoti la vera esperienza del mondo che ti gira intorno. Sei finanche tu, pertanto, un albero della vita con radici esterne che collegano la tua testa a ciò che in ogni istante ti circonda. Con la memoria e le conoscenze confezioni la tua cultura e arrivi perfin alla scienza la cui sublimazione ti dà l’arte. È davvero una tua gran fortuna, hai avuto il contatto con le alte sfere dell’ispirazione spiccando così un bel volo che non è solo tanta fantasia. L'arte attraverso l’ispirazione ti dà certezza della verità, ma pure l'illuminazione della scienza, il dono di luce della sapienza, è sempre certezza della verità. Le persone che non hanno avuto il privilegio di tali fortune si possono aggrappare alla fede, cieca fiducia nella solita e solida certezza della Verità.
La donna, che bella… scoperta! Pubblicato il 19 Luglio 2012 da admin Tra sole, mare e giochi a primeggiare è sempre la donna, a parte la Federica (Venere olimpica) nei prossimi giochi di Londra! --- Il bello della donna, scoprendo la sua veste e sfogliando i suoi versi, si idealizza con l'amore platonico, si spiritualizza con la dolcezza di Beatrice, si enfatizza con le membra di Laura e si materializza con il corpo di Fiammetta. Il sesso è fugace e non dà pace, ma se la materia tace... è la poesia che piace.