L’AMORE PLATONICO Pubblicato il 25 Ottobre 2011 da admin Esplorando la vita, all’impatto del bello, fu subito cotta! Rinvenendo in vita dalle follie della cotta ancor per il bello la mente si confuse ma poi si fuse nel sacro vincolo coniugale indi fu il fuoco dell’amore a scioglier per troppo ardore il legame matrimoniale. Fu lucida psichiatria per l’abbandono filiale e, da padre incosciente, divenni preda del bipolare senza più il calore dell’affetto familiare! Da solo mi valutai per l’abbaglio della psichiatria con l’offesa genetica di questa patologia, malattia sentimentale con amori e dolori a scatenar l’umore, gradiente di pressione spirituale da sequela conflittuale tra spirito e materia, disordine mentale di soggetti zelanti, spesso anelanti alla luce della verità, ma anche filosofia pensante di soggetti sensibili nonché vincente in personaggi illuminati (Newton, Hugo, Van Googh)! Dopo attenta psicoanalisi con chiaro responso, l’amore per il bello scartai! Mi sentivo ormai al sicuro eimmune da cotte, quando il redivivo bello, in proditoria attesa, al posto della cotta mi ha sferrato la botta. Con la testa colpita in età avanzata, anche un colpo apoplettico mi son ritrovato. E' un insulto corticale da accidente vascolare con attacco ischemico cerebrale, per fortuna transitorio, perchépuò fatale. Nasce da scarica adrenergica dell’orto simpatico nel torrente ematico con il letto vascolare di per sé in asfissia dopo tante sigarette per lo stress emotivo che scatena l’ossidativo, fattore protrombotico della placca ateromasica, gradiente arteriosclerotico e segnale evidente di vetustà incombente. Povero me, dopo la cotta giovanile e la fusione adulta, la botta matura davver non ci voleva, con l’attempata età a rischio mentale e di corto circuito per circolo precario! Cara novella musa, guarda cosa mi hai combinato, sembravi solo dolcezza in tanta bellezza einvece, anche tu, da solita donna sei senza cuore! Viva allor l’amore platonico, quello campato in aria, che “uscì de la volgar schiera” (da Platone a Dante!), perchévive di intese e si alimenta di luce.
La Musa latina Pubblicato il 25 Ottobre 2011 da admin Divina Venere, dea suprema beltade (que bella scoperta!) in animo hominis omnia bellum generandi, ego te cogito costante sic ut mens deficit et etiam me rincitrullit in maniera impressionante, quia habeo in omne attimo perpetuo semper presente ante oculi imago dulcis musa in splendida veste quae, in sottoveste illuminante, me facit parler aussi en francaise e je la regard comme superieure femme autre que la premier dame! Ego sum espertus in hoc campo quia in iuventude fuit petite viveur, parvus latin lover paesanus lungi ab delfino padano in nomine patris et filius senatur, et tantum plus lungi ab divino, immortale, universale Silvio, homo nomber one, qui facit dannare et peccare etiam santus aureus usque partorire in sacrilego travaglio marcatus cum malefico et maldicente vignettista. Semper ego, ut ex viveur terra terra, pour vivre les derniers jours de la vie iam tantum pallida et nigra, mihi bastat boccata aera pura et occhiata dulcis musa sine alia intesa, pretesa et ulla impresa solum intercalando ossigeno vitale et dolcezza pura, bellezza ideale. Sed nunc, lingua gallica fugendo et postum tantum parlare cum verba inutili per declinare sermonem serium, mea magna dea, solum bella idea, venendo inter nos, ispirat me pauperum (parvus homo, pallosus maritus, fallitus pater familias, infimus medicus mutua, qui hodie dicitur familiae!) in magno latino, prolifica lingua et verbum ispiratum probi et illustri viri antiqui! Et sic, ubi est maior lux, apparit excelsa Musa, quae suaviter scientiam docet sub veste angelica, oculi illuminando (ut mirabilis imago ab celeste regia domus) et auricole delitiando (sicut cantus sirene!) cum sua melodiosa voce. D'incantum terapia sanat, malum passat, omnia cessat et minor medicus primum imparat, deinde curat, denique medicus mutuae aut familiae (ipsa idem res!) solum signat sub dictat, sic et simpliciter, per iper tensione nifedipina, per iper glicemia cum obesitade (scientia appellat hodie sindrome metabolica vulgaris panza!) necesse marciare quotidie celeriter devorando minus farina et panis cum parva metformina et, postremo, si vetustas in circolatione post summa magnatoria (ut more solito per avida et arida materia sine nullo spirito!), quoad vitam facit mirabilia “aspirina” cum “statina”, plus ultra “amore in coscienza” est premium vitae eternae, sed mala tempora currunt!
FOLLIE EPATICHE Pubblicato il 25 Ottobre 2011 da admin Nel rinvenire alla vita mi diagnosticai una falla che, tra pensieri folli, la mente mi spegnea. Fu con estremo sforzo di ciò che mi restava, dopo immani tentativi, di colpo la tappai. Non era altro che l’amara epatopatia di familiar riscontro, d’emblée riconosciuta, che tanti e tanti danni a me avea arrecato. Per la sua etiologia non altro vi trovai, sono le “amorevolezze” a queste alfi n pensai. Son quelle cose che s’ingurgitano per sommo amore, ma poi, quando troppe sono, il mal ti vai a cercare con questo inglorioso termine di tal epatopatia, che può significar niente o grave mal celar. Ma io cosciente e dotto in breve la combatto, lo si vedrà il più forte! Perfida ingannatrice, mi cambi pur di sembianze, da iena dissanguatrice mi passi a mo’ di talpa e scavi, scavi, scavi tentando scacco matto con i tuoi paladini della glissoniana. Tu, prima mia corazza, sostegno in ferratura della primiera struttura, che fai, mi ti rivolti con aggressor impavidi, ma resta nei tuoi limiti, non sconfinar nella limitante sacra, che, ahimè, perso questo presidio, la pugna è ormai fatta. Di voi protettori epatici è meglio non parlare, ché, in caso di battaglia, il vostro posto so. Passivi e da lontano, miei cari vil codardi, se mai il sisma fosse, le spalle voi dareste ai pochi sopravvissuti dello scempio letal.
La fonte dell’amore, sorgente della vita Pubblicato il 25 Ottobre 2011 da admin Mi vidi fluido d'amor rovente, seme di anima nascente, già cellula vivente, pronto a germogliar nel tiepido calor del grembo materno! Sin dal concepimento mi riconobbi soggetto pigro, già tanto strano che, disdegnando gli affanni vitali, da prodotto di amore amava crogiolarsi nel caldo tepore di quel letto naturale sotto il prediletto tetto materno, a lui tanto congeniale e non gli andava venire alla luce. Fui preso allor a forza di forcipe e la mia vita ebbe inizio con un ferro in piena fronte e con mia madre gemente per un parto fremente tra doglie lancinanti! Venni così in vita tra urla strazianti e anche il mio vagito fu un urlo assordante davvero impressionante. Ancor oggi, con la mia sofferta esistenza, pago il fio del dolore natio per le traversie di una primipara, donna piacente di difficile gusto a cui proprio nessuno andava giusto.
SILVIADE Pubblicato il 25 Ottobre 2011 da admin Cantami, o musa, le gesta di Silvio che l'umanità condusse nell'era della pace. Si narra che fosse così bello ed attraente da fare innamorare chiunque incrociasse. Nella umana veste di pater familias, con occhio attento anche agli eredi, di padre-padrone prese sembianze e, con il paese mortificato da prodi invasori, da padreterno finanche così profferì: Italia rialzati, paragonandola a Lazzaro da tempo in decomposizione! Nella sacra veste, poi, di Mosè divise l'italica mandria, vero mare in tempesta, su due sponde opposte e, da buon pastore, indirizzò il suo gregge. Io, dall'alto delle mie ispirate vedute con queste scritture, lo vedo persino vestire i panni del biblico Noè con il gravoso compito di traghettare sulla nostra meravigliosa arca, magico stivale adagiato in acque chete, il mondo intero nell'era della pace.