L’AMORE PLATONICO

Esplorando la vita,
all’impatto del bello, fu subito cotta!
Rinvenendo in vita dalle follie della cotta
ancor per il bello la mente si confuse
ma poi si fuse nel sacro vincolo coniugale
indi fu il fuoco dell’amore a scioglier
per troppo ardore il legame matrimoniale.
Fu lucida psichiatria per l’abbandono filiale
e, da padre incosciente, divenni preda del bipolare
senza più il calore dell’affetto familiare!
Da solo mi valutai per l’abbaglio della psichiatria
con l’offesa genetica di questa patologia,
malattia sentimentale con amori e dolori
a scatenar l’umore, gradiente di pressione spirituale
da sequela conflittuale tra spirito e materia,
disordine mentale di soggetti zelanti,
spesso anelanti alla luce della verità,
ma anche filosofia pensante di soggetti sensibili
nonché vincente in personaggi illuminati
(Newton, Hugo, Van Googh)!
Dopo attenta psicoanalisi con chiaro responso,
l’amore per il bello scartai!
Mi sentivo ormai al sicuro eimmune da cotte,
quando il redivivo bello, in proditoria attesa,
al posto della cotta mi ha sferrato la botta.
Con la testa colpita in età avanzata,
anche un colpo apoplettico mi son ritrovato.
E' un insulto corticale da accidente vascolare
con attacco ischemico cerebrale,
per fortuna transitorio, perchépuò fatale.
Nasce da scarica adrenergica dell’orto simpatico
nel torrente ematico con il letto vascolare
di per sé in asfissia dopo tante sigarette
per lo stress emotivo che scatena l’ossidativo,
fattore protrombotico della placca ateromasica,
gradiente arteriosclerotico
e segnale evidente di vetustà incombente.
Povero me, dopo la cotta giovanile
e la fusione adulta, la botta matura davver
non ci voleva, con l’attempata età a rischio
mentale e di corto circuito per circolo precario!
Cara novella musa,
guarda cosa mi hai combinato,
sembravi solo dolcezza in tanta bellezza einvece,
anche tu, da solita donna sei senza cuore!
Viva allor l’amore platonico, quello campato in aria,
che “uscì de la volgar schiera” (da Platone a Dante!),
perchévive di intese e si alimenta di luce.
 
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La Musa latina

Divina Venere,
dea suprema beltade
(que bella scoperta!)
in animo hominis omnia bellum
generandi, ego te cogito costante
sic ut mens deficit et etiam me
rincitrullit in maniera impressionante,
quia habeo in omne attimo perpetuo
semper presente ante oculi imago
dulcis musa in splendida veste quae,
in sottoveste illuminante, me facit
parler aussi en francaise e je
la regard comme superieure femme
autre que la premier dame!
Ego sum espertus in hoc campo
quia in iuventude fuit petite viveur,
parvus latin lover paesanus lungi
ab delfino padano in nomine patris
et filius senatur, et tantum plus lungi
ab divino, immortale, universale Silvio,
homo nomber one, qui facit dannare
et peccare etiam santus aureus usque
partorire in sacrilego travaglio marcatus
cum malefico et maldicente vignettista.
Semper ego, ut ex viveur terra terra,
pour vivre les derniers jours de la vie
iam tantum pallida et nigra, mihi bastat
boccata aera pura et occhiata dulcis musa
sine alia intesa, pretesa et ulla impresa
solum intercalando ossigeno vitale
et dolcezza pura, bellezza ideale.
Sed nunc, lingua gallica fugendo
et postum tantum parlare cum verba
inutili per declinare sermonem serium,
mea magna dea, solum bella idea,
venendo inter nos, ispirat me pauperum
(parvus homo, pallosus maritus,
fallitus pater familias, infimus medicus
mutua, qui hodie dicitur familiae!)
in magno latino, prolifica lingua et verbum
ispiratum probi et illustri viri antiqui!
Et sic, ubi est maior lux, apparit
excelsa Musa, quae suaviter scientiam
docet sub veste angelica, oculi illuminando
(ut mirabilis imago ab celeste regia domus)
et auricole delitiando (sicut cantus sirene!)
cum sua melodiosa voce.
D'incantum terapia sanat, malum
passat, omnia cessat et minor medicus
primum imparat, deinde curat,
denique medicus mutuae aut familiae
(ipsa idem res!) solum signat sub dictat,
sic et simpliciter, per iper tensione
nifedipina, per iper glicemia cum obesitade
(scientia appellat hodie sindrome metabolica
vulgaris panza!) necesse marciare quotidie
celeriter devorando minus farina et panis
cum parva metformina et, postremo,
si vetustas in circolatione post summa
magnatoria (ut more solito per avida et arida
materia sine nullo spirito!), quoad vitam
facit mirabilia “aspirina” cum “statina”,
plus ultra “amore in coscienza” est premium
vitae eternae, sed mala tempora currunt!
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FOLLIE EPATICHE

Nel rinvenire alla vita
mi diagnosticai una falla
che, tra pensieri folli,
la mente mi spegnea.
Fu con estremo sforzo
di ciò che mi restava,
dopo immani tentativi,
di colpo la tappai.
Non era altro che
l’amara epatopatia
di familiar riscontro,
d’emblée riconosciuta,
che tanti e tanti danni
a me avea arrecato.
Per la sua etiologia
non altro vi trovai,
sono le “amorevolezze”
a queste alfi n pensai.
Son quelle cose che
s’ingurgitano per sommo amore,
ma poi, quando troppe sono,
il mal ti vai a cercare
con questo inglorioso termine
di tal epatopatia,
che può significar niente
o grave mal celar.
Ma io cosciente e dotto
in breve la combatto,
lo si vedrà il più forte!
Perfida ingannatrice,
mi cambi pur di sembianze,
da iena dissanguatrice
mi passi a mo’ di talpa
e scavi, scavi, scavi
tentando scacco matto
con i tuoi paladini della glissoniana.
Tu, prima mia corazza,
sostegno in ferratura
della primiera struttura,
che fai, mi ti rivolti
con aggressor impavidi,
ma resta nei tuoi limiti,
non sconfinar
nella limitante sacra,
che, ahimè, perso questo presidio,
la pugna è ormai fatta.
Di voi protettori epatici
è meglio non parlare,
ché, in caso di battaglia,
il vostro posto so.
Passivi e da lontano,
miei cari vil codardi,
se mai il sisma fosse,
le spalle voi dareste
ai pochi sopravvissuti
dello scempio letal.
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La fonte dell’amore, sorgente della vita

Mi vidi fluido d'amor rovente,
seme di anima nascente,
già cellula vivente, pronto a germogliar
nel tiepido calor del grembo materno!
Sin dal concepimento mi riconobbi
soggetto pigro, già tanto strano che,
disdegnando gli affanni vitali,
da prodotto di amore amava crogiolarsi
nel caldo tepore di quel letto naturale
sotto il prediletto tetto materno, a lui tanto
congeniale e non gli andava venire alla luce.
Fui preso allor a forza di forcipe
e la mia vita ebbe inizio con un ferro
in piena fronte e con mia madre gemente
per un parto fremente tra doglie lancinanti!
Venni così in vita tra urla strazianti
e anche il mio vagito fu un urlo
assordante davvero impressionante.
Ancor oggi, con la mia sofferta esistenza,
pago il fio del dolore natio
per le traversie di una primipara,
donna piacente di difficile gusto
a cui proprio nessuno andava giusto.
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SILVIADE

Cantami, o musa,
le gesta di Silvio che l'umanità
condusse nell'era della pace.
Si narra che fosse così bello
ed attraente da fare innamorare
chiunque incrociasse.
Nella umana veste di pater familias,
con occhio attento anche agli eredi,
di padre-padrone prese sembianze e,
con il paese mortificato da prodi invasori,
da padreterno finanche
così profferì: Italia rialzati,
paragonandola a Lazzaro
da tempo in decomposizione!
Nella sacra veste, poi, di Mosè
divise l'italica mandria,
vero mare in tempesta,
su due sponde opposte e,
da buon pastore, indirizzò il suo gregge.
Io, dall'alto delle mie ispirate vedute
con queste scritture, lo vedo persino
vestire i panni del biblico Noè
con il gravoso compito di traghettare
sulla nostra meravigliosa arca,
magico stivale adagiato in acque chete,
il mondo intero nell'era della pace.
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