L’ultima nota familiare!

Dopo il documento di famiglia (4/10/2020) ecco pure una nota familiare perché non più accada quello che mi è successo!
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L'ultima impresa fraterna Antonio l'ha realizzata mentre il fratello Michele giaceva a letto nella sua ultima settimana di vita terrena.
E così, in questa triste situazione davvero... mortificante, ha pensato bene con lucidità mentale di costruire, a proprio uso e consumo (a suo dire anche per il fratello... per farlo salire in paradiso!), un'ascensore che gli evitava la fatica di salire 6 gradini!
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A questa immane, immensa vigliaccata, da realizzare col consenso pure di un moribondo, mi sono opposto, considerazioni morali a parte, sol perché l'ascensore oscurava l'unica mia finestra libera dai suoi abusi edilizi del primo piano e che permetteva anche alla mia abitazione, a lui sottoposta, uno spiraglio di luce.
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Intanto per salire al primo piano ci sono presidi molto più comodi all'infuori del... montacarichi usato per... pacchi più pesanti!
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Per uno che da decenni scrive di morale esser condannato dal fratello per questioni di morale è davvero il colmo!
Comunque la nota positiva è che nell'aldilà vivremo in settori diversi senza più vederci dal momento che mi considera un diavolo mentre lui si ritiene l'acqua santa o viceversa... ad onor del vero!
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L'ultimo appunto di questa deplorevole storia e che, in caso di dipartite, sarà più onorevole evitare la farsa di convenevoli funerei!
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Il bancone della medicina (La luce della cultura)

Con la prematura dipartita di mio padre, ebbe inizio la mia avventura di capofamiglia (primogenito di ben 6 fratelli!) e, iscritto al quarto anno di medicina, mi ritrovai davanti al bancone delnegozio paterno tra i libri con la noia di studiare e  le maglie con l'ansia di venderle, fermo restante  l'irreprimibile voglia di giocare a calcio, a carte, schedine e casinò.
Mi capitava così, tra una gastrite eruttante e una colite costipante, di vendere un gilè verdino con un pullover celestino, indi, tra una cardiopatia ischemica e una arteriopatia obliterante, un dolce vita fiammante, ma poi, dopo una nevrite lancinante e una neoplasia allucinante, mandavo a quel paese con vera tracotanza una malcapitata cliente che mi richiedeva un completino tra il fragolino e il ciliegino!
Nonostante tutto, comunque, mi riuscì l'impresa di laurearmi e iniziai subito (in contemporanea a quella di commerciante) l'attività professionale. Conscio, però, dei miei limiti scientifici per troppe lacune cognitive, sul palcoscenico ambulatoriale di medico di famiglia cominciai a curare il malato con ironia e a ridurre in versi la terapia.
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Nel quotidiano ascolto di lamenti, pertanto, ecco il solito paziente che mi tedia con la stessa domanda e risposta, fa tutto da solo. Pensate un po' che furbizia se questo bel tipo, dopo un fatto ischemico cerebrale, la mezza compressa di ascriptin (aspirina), prescrittagli, la prende intera per far circolare meglio il sangue, nonostante i continui dolori di stomaco e le mie inutili raccomandazioni sulla gastrolesività del farmaco.
Intanto ecco pure il diabetico cardiopatico che, per le tante medicine che prende, prima si lamenta, poi impreca e infine mi pone il suo consueto, assillante, stupido quesito: “dottore ma questi farmaci (e comincia quasi a piangere) devo prenderli per tutta la vita!”.
Ed io di rimando: “devi sperare di morire al più presto, così rinasci, succhi a un bel seno e ritorni alla bottiglina (biberon) al posto di tante medicine!”.
C'è, poi, più di un paziente che, non sopportato neanche dai suoi stessi familiari, per la mia grande disponibilità viene a tediarmi col suo solito lamento: “dottore datemi qualcosa perché oggi mi sento a terra”. “Non preoccuparti ti darò una cura e oggi stesso ti sentirai in paradiso!”.
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Veniamo adesso ai fuochi incrociati in cui quotidianamente ci dibattiamo noi medici di famiglia.
Da un lato l'appropriatezza prescrittiva dei nostri dirigenti (ci ritengono responsabili del buco della sanità) e dall'altro l'autoprescrizione dei nostri pazienti, che anche per un banale mal di testa ci richiedono una risonanza magnetica, e una botta in testa, quando insistono, davvero gliela daresti per giustificare la prescrizione.
Inoltre, in tema di analisi del sangue, se si mettono pure i professori di medicina, allora è davvero finita perché su prestampati prescrivono di tutto e di più, solo per fare sfoggio della loro sconfinata scienza e senza tener conto della patologia del paziente, che dovrebbe indirizzare invece gli esami ematochimici.
Passando, infine, alle medicine da prescrivere, con il cappio delle note (spesso difficili da valutare), contrassegnate da numeri, si rischia “l'inappropriatezza” specie in tema di antinfiammatori (i cosiddetti fans, nota 66) per i dolori articolari e di protettori gastroesofagei (gli inibitori di pompa, nota 1 e 48) per i dolori di stomaco, spesso scatenati dai primi.
La prima cosa da fare con questi numeri (1, 48, 66) è giocarli come terno secco sulla ruota nazionale, e a questo punto vi confido pure che da anni sono alla ricerca del farmaco giusto per sconfiggere i dolori.
Quelli spirituali saranno sconfitti dalle mie scritture morali, per quelli fisici (in special modo articolari), invece, mi sto attivando con la preghiera e state certi, con la giusta ispirazione, perverrò a questo farmaco, tanto agognato dalle multinazionali farmaceutiche che credevano di averlo centrato con i coxib (i cosiddetti antinfiammatori selettivi).
In quella circostanza, davvero triste (anche l'FDA ci cascò), la scienza troppo avida fu attenta solo ai benefici articolari e gastrici (i coxib, infatti, riducono solo le prostaglandine “cattive” responsabili del dolore e non le “buone” che proteggono lo stomaco) ma trascurò gli effetti malefici (fattore protrombotico) con conseguenti danni (infarti ed aritmie) sul sistema cardiocircolatorio, per cui molti poveri pazienti, senza più dolori, finirono per davvero tra le braccia del Creatore!
Tutto questo era ampiamente prevedibile (bugiardino controverso), mentre la elementare nimesulide, con pochi euro, ti fa passare, in caso di necessità, ogni tipo di dolore e fa prendere il fegato (presunti effetti epatotossici per screditarla!) alla concorrenza.
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Sulla stretta relazione farmaco-gastrolesività il paziente, ormai, si è tanto erudito al punto da richiedere (sani e malati, buoni e cattivi) la protezione gastrica anche per una pillola di vitamina e, dal momento che noi medici di famiglia prescriviamo di tutto e di più per i dolori articolari, ai poveri colleghi ortopedici altro non resta che i protettori gastrici e gli integratori.
I primi (inibitori di pompa protonica) a me piace chiamarli “i santi protettori col segno della croce” e, pertanto, li faccio prendere, per lo più, di mattina prima del segno della croce (divina protezione per tutta la giornata) oppure di sera prima di andare a letto e prima di qualche orazione che non guasta mai.
Per quanto riguarda gli integratori, invece, a quei pazienti che mi chiedono se fanno male, ironicamente rispondo... solo alla tasca!
Tra questi campeggia uno strabiliante toccasana (naturalmente non lo nomino) che, a breve, santificheranno per le sue miracolose e mirabolanti proprietà, come da foglietto illustrativo, non a caso, bugia... rdino!
Pensate un po' si può usare per ogni malattia, dalla testa (degenerazione maculare senile) ai piedi (piede diabetico), basta solo avere la coscienza di non prescriverlo (in tempi di crisi monetaria) a gente affamata con problemi di sopravvivenza, dolori a parte.
Proprio in tema di coscienza, sulle sue tracce (gnothi sautòn), mi son dato alla filosofia (amore del sapere) tanto da scrivere un po' di filosofia spicciola alla portata di tutti, che potrete leggere in seguito (Primum philosophare per saper vivere), perché adesso è mia premura aggiornarvi sulla mia biografia con “mirabili frammenti della mia vita.”
 
 
 
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Le mie incredibili credenziali di fede!

La coscienza (nucleo) dell'amore (citoplasma) nella mente (membrana esterna), cellula primordiale (spirituale) dall'alito vitale - “Dio il Signore formò l'uomo dalla polvere della terra, gli soffio nelle narici un alito vitale e l'uomo divenne un'anima vivente” - o il pensier (Padre) dell'amor (Figlio) nel subcoscio (Spirito Santo, Luce) è la sicura Verità ed anima immortale (triplice coscienza: vigile/pensiero, consapevole/amore e morale/autocoscienza) che ci lega a Dio a sua immagina e somiglianza!
Questa illuminante fede, pertanto, ha una sua certa connotazione scientifica (e cellulare) se l'uomo nella sua metamorfosi spirituale dal buio alla luce e dall'esser polvere (pensiero, ragione, mente) al divenir luce (amore, intelletto, anima), di certo, passa di basi azotate (A-denina, C-itosina, G-uanina, U-racile) in basi spirituali/presidi immortali (A-more, C-oscienza, G-enoma, U-niversale), nonché di elementi naturali (C e N) in alimento spirituale (amore) e di neurotrasmettitori chimici (acetilcolina, dopamina, serotonina) in mediatori sentimentali (pietà, bontà, carità) per immettersi sulla strada del genoma eccelso, la cui vivida luce dissolverà la macula oculare del peccato originale per una visione completa a 360° del mondo che ci gira intorno (era spirituale, Ultrapallio).
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In virtù di queste premesse – dopo la selezione naturale di Darwin e l'evoluzione comportamentale di Paul MacLean – l'umanità completerà il suo ciclo evolutivo (antropogenesi) con la trasformazione (metamorfosi) spirituale (metempsicosi), che chiama in causa, in primis, lo sviluppo cellulare biologico:
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1- cellula epatica (spirito naturale), confeziona i gradini (le basi azotate) della scala (DNA)
2- cellula nervosa (spirito vitale), secerne il pensiero (mente, materia raffinata)
3- cellula spirituale (spirito immortale), distilla l'amore (anima, mente illuminata)
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cui conseguirà lo sviluppo morale/comportamentale con l'intelletto per amare i propri simili a sopravanzare la ragione per valutare i propri interessi ed, infine, lo sviluppo spirituale/sociale con i forti ad aiutare i deboli e i ricchi a soccorrere i poveri.
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Naturalmente questi spiriti cellulari (naturale, vitale ed immortale) trasformeranno la materia grigia cerebrale finalizzando il nostro ciclo vitale:
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1-cervello primitivo/istintivo (archipallio)
2-cervello intermedio/emotivo (paleopallio)
3-cervello superiore/razionale (neopallio)
4-cervello illuminato/intellettivo (ultrapallio)
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e l'uomo, da erectus e sapiens, finalmente diventerà cosciente con la cosapevolezza di essere un duplice prodotto d'amore: creativo e generativo.
Dal momento che la vita non va presa con filosofia ma va intesa con la filosofia, dal pensare di esistere (cogito ergo sum) passeremo ad esistere per amare (amo e sempre sarò).
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Questa mia incrollabile fede, con il presidio di riferimenti culturali, l'ho acquisita dal comportamento esemplare di un uomo di grandi virtù morali (1-sensibilità/pietà, 2-disponibilità/carità, 3-bontà/pietà+carità, 4-intelletto/dono spirituale, 5-cristiana pazienza/abnegazione), che mai si abbatteva neanche nelle avversità, trovando rifugio e conforto nella preghiera.
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Sto parlando naturalmente di mio padre, un vero angelo di nome (all'anagrafe) e di fatto, chiamato Raffaele ed a me, suo prediletto primogenito, piace contraddistinguerlo come l'angelo Raffaele disceso in terra sotto mentite spoglie!
Don Raffaele ai 4 palazzi” (circoscrivono piazza Nicola Amore) era un commerciante di maglie di gran qualità (marchio Domenico Servodio!) e il suo negozio era ubicato di fronte a Serpone (il venditore di arredi sacri per eccellenza!) in via Duomo a Napoli, terra di madonne e santi.
Questo commerciante, uomo di gran cultura morale dall'alto della sua fede (nonostante la 5a elementare!), ebbe pure 2 figli medici esperti di coscienze, e se mio fratello, anestesista, le addormenta dolcemente, per quanto mi riguarda, da esperto di encefalopatie, le risveglio bruscamente, anche con urli e parolacce, dal torpore e dal buio della materia.
Un'altra incredibile nota biografica è che mia madre epatopatica mi ha generato e una musa epatologa mi ha rigenerato: entrambe sono nate il 1° giugno, giorno di San Giustino, patrono dei filosofi e primo apologista cristiano!
Dopo tanto nel giorno di una fantastica Befana o Epifania (manifestazione divina) sole e stelle dall'alto sembravano avercela proprio con me... ma forse ero in crisi depressiva!
Tra angeli, santi, madonne, segni e segnali, ultimamente il mio indirizzo civico è passato a via Padre Pio n1 proprio di fronte a uno spazio pubblico dove campeggia una statua del Santo! 
Inoltre nel cimitero di Sant'Anastasia su 3 livelli, la cappella di mio padre (Angelo Raffaele) non poteva che essere la prima a destra del piano superiore!
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Mi preme, infine, rimarcare che strabilianti eventi con donne nere di picche (poker) ed uomini in giacca nera (totocalcio) hanno buttato all'aria mie clamorose vincite al gioco da esperto sistemista!
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LA DIVINA ISPIRAZIONE
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Tanto e tale fu il tuo assillo
dal profondo all’eterna fonte
che esausta ti ispirai
e talora anche ti dettai.
Un consiglio di vero cuore...
sei sprecato con la penna
e negato per la scrittura.
Datti all’ippica o meglio
alle tue care schedine
ma se perdi non rompere più.
Mettiamo fine
a questa rovinosa alleanza
dopo anni di tortura,
io dall’alto e tu da giù,
perché davvero non se ne può più.
Solo così avremo finalmente pace
e dormiremo entrambi di più.
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LA VERITA'
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E' la certezza che Dio esiste
con la coscienza dell'amore
nella mente, pensier dell'amor
nel subconscio, sicura fede
ed anima immortale
che mette in scena la vita
con una commedia infinita
tra luci ed ombre quaggiù
soltanto buio laggiù
ma tanto Sole lassù.
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Il cocktail caratteriale

Dalle nostre parti basta fare il cognome di una famiglia col suo capostipite per conoscere di essa fatti e misfatti, con le sue caratteristiche salienti, in positivo ed in negativo.
Ecco le emergenti peculiarità delle mie famiglie di origine, da cui è fuoriuscito il mio “cocktail” caratteriale.
Per meglio identificarmi, farò seguire il mio nome dai cognomi dei quattro nonni e mi chiamo, quindi, Francesco Andrea Maiello Giordano Rea Manno.
Dai Maiello (famiglia nonno paterno) ho acquisito bonarietà, passionalità (umore sanguigno, caldo di Ippocrate), la salutare passione per il calcio giocato e l’insano, ahimè, vizio del gioco; dai Giordano (famiglia nonno materno) caparbietà ed irascibilità, che subentrano alla mitezza di fronte alle prepotenze mai sopportate; dai Rea (famiglia nonna paterna) la razionalità nella giusta dose (e non certo l’eccessiva che sconfina nella freddezza, nella flemma o “umore freddo”, nell’esasperato calcolo “del mio e del tuo”); infine, dai Manno (famiglia nonna materna) l'astuzia con un pizzico di malizia, che ha in certo qual modo mitigato e mascherato l’eccessiva bonarietà dei Maiello.
L’astuzia e la malizia dei Manno le ho acquisite per contatto diretto, all’atto del battesimo, dalle mani dell’uomo più rappresentativo di questa famiglia, mio “compare” di battesimo, che talora cercai per risolvere miei problemi – mi ritrovai, invece, sempre presente per risolvere i suoi problemi.
Questo personaggio, insigne avvocato, politico consumato, esperto oratore con repentini passaggi di tono dal serio, all’ironico, al commovente nelle sceneggiate delle battaglie elettorali comunali e quindi grandissimo attore, mi coinvolse, appena ventenne (col miraggio di un campo sportivo!) in queste beghe politiche, da me sempre aborrite (avrei somatizzato i problemi di tutto il paese!).
Adocchiò proprio me, conoscendomi bene e sapendo che già a quell’epoca, per la mia affabilità, potevo disporre di un mio proprio seguito: compagni di scuola, compagni della milizia Immacolata, compagni di pallone e finanche degli amici del poker, che continuamente mi salassavano.
Questa mia affabilità, lontano dalla famiglia, tra tutti questi amici, per il mio comportamento estroverso, esuberante, ilare, altro non era che lo sfogo al vissuto familiare di ansie e paure.
Tanto che, col ritorno a casa, si attuava profonda metamorfosi con il rattristamento del viso e l’intonazione mentale di un ossessionante ritornello, carpito al “Sommo Poeta”, che, avvicinandomi a casa e salendo le scale, si faceva sempre più assordante:
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Or incomincian le dolenti note
a farmisi sentire; or son venuto
là dove molto pianto mi percuote”.
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Questo mio compare divenne, con il modesto ma determinante mio contributo, per la prima volta sindaco del paese.
Avendo notato che avevo preso molte preferenze senza per niente far politica (rifiutando finanche i voti dei non simpatici!), la cosa gli piacque molto e così, dopo quattro anni, ritornò per un mio nuovo coinvolgimento.
Proprio in quel periodo (correva forse il 1973) giammai avrei accettato, perché da circa un anno era morto mio padre e, per non portarvela alle lunghe, ero molto impegnato, tanto da studiare con i libri sul bancone del negozio che conducevo.
Da scaltro quale era, visto che questa volta non l’avrebbe mai spuntata, conoscendo bene anche il carattere di mia madre, da come diceva sua adorata cugina – ed era la verità – si rivolse a lei per farmi convincere.
E così a sera, stanco, di ritorno dal lavoro e dagli studi, mia madre con la sua petulanza talmente mi assillò che mi fece entrare, per la seconda volta, in competizione elettorale.
Ricordo solo che nella prima competizione – correva all’epoca l’anno 1969 e avevo all’incirca vent’anni – riferendo questo mio coinvolgimento in famiglia, mio padre, uomo di smisurata pazienza, non poté fare a meno, pur lasciandomi libertà di scelta, di commentare la cosa con un sintetico, raggelante, significativo “ah!
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Ritornando al mio “cocktail” caratteriale, nel corso degli anni la malizia è andata del tutto sfumando.
La passionalità dei Maiello ha sopravanzato del tutto la razionalità dei Rea (uno dei miei fratelli è stato pervaso da “ippocratea fl emma”, divenendo così brillante anestesista!), mentre non di rado è emersa l’irascibilità dei Giordano.
Ed è stata proprio questa che, rabbuiandomi la mente per ingravescente incompatibilità con mia moglie, ha fatto abbandonare il tetto coniugale proprio a me, convinto ed accanito assertore della sacra famiglia, idealista dell’unità familiare allargata – quanto meno a fratelli, cognati e nipoti.
Con l’abbandono del mio nucleo familiare, mia stessa essenza vitale, son caduto proprio sul tassello base, punto di partenza della sacra famiglia. Per l’innata sensibilità e l’irriducibile disponibilità, la passionalità, con cui mi sono impelagato in qualsiasi tipo di problema di questa unità familiare allargata, a occhi disattenti, ha dato impressione che io trascurassi la mia stessa famiglia.
Se, invece, dal coacervo caratteriale fosse emersa la razionalità, mi sarei rinchiuso nel mio nucleo familiare, cieco e sordo a qualsiasi problema esterno, dando così seguito alle promesse di cieli, mari e monti, purtroppo sempre disattese, fatte alla mia compagna di matrimonio e per me stesso, amante di viaggi e svaghi, tanto salutari.
Non è stato così. Il costante pensiero di qualche familiare in difficoltà, mentre io me la spassavo, non mi ha dato quella tranquillità e spensieratezza necessaria a godermi la vita, come forse giusto, insieme a mia moglie e ai miei figli, portandomi invece a rincorrere a perdifiato situazioni incresciose che di volta
in volta si presentavano nell’ambito familiare, dando comunque al tempo stesso massima disponibilità per i miei figli.
Vittima innocente di questa mia esplosiva miscela caratteriale, con la caparbia arroganza di affermare di essere sempre nel giusto e non sentir ragioni, è stata mia moglie, da me forse trascurata senza neanche rendermene conto.
Eppure, vedendomi impegnato in situazioni non piacevoli nella famiglia di mio padre, le avevo dato la massima libertà di azione, offrendo tra l’altro la gioia del mio nucleo familiare con generosità e senza altri intenti ai suoi genitori, giovani nonni che hanno dato sfrenata ebbrezza ai miei figli; nel ricordo di quella che sprigionavo quando quel burlone, pancione, baffuto nonno “Picchippone” mi faceva provare rincorrendomi per tutto il giardino, indimenticabile gioia durata solo un lampo, ma tanto intensa da darmi giusta carica vitale e illuminarmi il buio sentiero che la vita mi avrebbe riservato.
E son proprio loro i nostri nonni per maggior disponibilità a incidere, forse più degli stessi genitori, sulla formazione caratteriale dei nipoti in tenera età, periodo di loro massima acquisizione. Mi sono ritrovato così plasmato dalle paure religiose della nonna materna e dall’ilarità del nonno paterno (quest’ultima durata brevemente, ma sufficiente a trasmettermi gioia di vivere).
Il tocco finale, indelebile, per la mia definitiva formazione fu opera, però, di quell’affascinante, insostituibile maestro dei valori fondamentali della vita. Uomo che a tarda sera, stanco e di ritorno da lavoro, costringeva la balia a recarsi in stazione, perché fosse lui a portare a casa, stretto tra le braccia, quel fagottino del primogenito, dolce frutto, apoteosi della sua anima.
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Gioco di famiglia per l’accoppiata giusta (La mia mappina biografica)!

Ho avuto l'onore e l'onere di esser il primogenito di una famiglia con 4 fratelli e 2 sorelle (tutti di gran carattere!) con madre assente per malattia e padre presente per forza morale (Angelo di nome e di fatto!), morto prematuramente.
Qui ci sono gli attributi (spiritualista, materialista/egoista, moralista, illusionista, superficialista, affarista e sistemista) che ci hanno contraddistinto e lascio a figli e nipoti, che ci conoscono molto bene, l'arduo compito per l'accoppiata giusta! Dal momento che gli attributi sono 7, uno di noi 6, maschio o femmina, se ne merita 2!
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Per i particolari (La mia mappina biografica) su Amazon a breve ci sarà il mio nuovo libro: “La luce della cultura sulle ali della fede”. Intanto consiglio a tutti (figli e nipoti) di fare i bravi per non ritrovarsi derisi in... versi e rime!
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