LA MANIA DI GRANDEZZA
Da tempo preda del “bipolare” (diagnosi di illustri camici bianchi!), mi consola il fatto che è una psicopatia dei Grandi, a cominciar dagli artisti (Van Gogh, Michelangelo), coinvolgendo poi poeti (Victor Hugo, Hemingway) e finanche scienziati (Newton, Darwin e Freud)!
Da parte mia (non prendo medicine!), dibattendomi da tempo in svariati campi (nonostante il quotidiano impegno di medico di famiglia con 1500 assistiti e passa!), basta il mio doppio nome, non certo comune, a riportarmi alla mania di grandezza (di Francescandrea ce n'è solo uno!) e, di questi tempi, i limiti terreni mi vanno stretti (li lascio ad Einstein!), mentre io miro alla conquista dell’universo da n1!
Il problema serio, però, è che devo ancora conquistare la mia famiglia con fratelli e figli in allerta costante per le mie sfrontatezze mentali (nemo profeta in famiglia!).
Mio fratello Antonio (brillante anestesista ed esperto di coscienze!), mia antica guardia del corpo nei momenti deliranti, sempre più ne ha piene le tasche di amore e di sensibilità (assillanti e monotoni miei discorsi e scritture!), e perde la coscienza (blackout mentale con game over profondo!) quando mi sente parlare di anima.
I miei poveri figli, invece, mi fissano attoniti quando mi sentono parlare di triplice nobel (pace, poesia e medicina!), cercando di capire se scherzo o faccio veramente sul serio e mi supplicano di prendere le medicine!
In ogni caso a me piace tanto fantasticare di essere una marionetta manovrata dall’alto per troppe
coincidenze e fatalità a cominciar da mio padre, Angelo Raffaele, venditore di maglie, prodotte da
Domenico Servodio (industriale pugliese), con moglie encefalopatica e due figli medici, di carattere opposto ed esperti di coscienze, l’uno da anestesista e l’altro da medico di famiglia.
L’anestesista, soggetto flemmatico e paziente, con serafica calma continua ad addormentare le coscienze dolcemente, mentre il medico di famiglia, soggetto focoso, impaziente e talora irascibile, violentemente le risveglia ricorrendo spesso ad urli e parolacce, mentre alla mamma riservava addirittura schiaffi e pizzicotti dolenti per farla ritornare in vita, per richiamarla da un sonno profondo (ventennale encefalopatia epatica!) e per farla rinvenire:
Intensamente, a lungo sofferta,
ancor più bella, che vita insieme!