Il pensiero insonne, 2a parte (L’abc della vita)

Che grande ebbrezza questo melodioso silenzio per unitario intento di mente, amore e coscienza!
E' proprio questa la nostra pura identità, vera essenza spirituale di stampo divino, marchio di garanzia e qualità della vera umanità, che non può esser solo polvere di gelida materia e che oltre la vita vivrà nell’infinito, eterno ed abbagliante orizzonte di luce, riflessi e colori, regno della pura verità spirituale, eterna luce divina... purezza e verità è spiritualità, onnipresenza della luce divina.
Questo sfavillante scenario, che sa tanto di paradiso, io l’ho vissuto in terra con l’esuberanza di gioie e dolori per morbosi affetti scatenanti passioni e inebrianti, interminabili emozioni, tragitto terreno dell’anima, scia luminosa perforante i cieli.
Che splendido finale di una notte insonne dianzi annegato in assurdi pensieri a spasso così nel buio fitto dei misteri della vita, alla ricerca della vera realtà che impregna e pervade la materia donandole vita, che è sempre e solo amore, l’anima della vita, che è dentro noi stessi, che ci dà consapevolezza di esistere (cogito ergo sum), di amare (amo e sempre sarò) e di conoscere noi stessi (gnothi sautòn).
Se davvero amerò, per sempre sarò nell’universo con la mia identità, in questa strabiliante catena di
infiniti amori senza limiti ed oltre i limiti dello spazio e del tempo, che ci riporta alla vera unica realtà cui, con disparate intensità per fattori contingenti, tutti percepiamo di appartenere ed a cui, nel profondo, tutti aneliamo perché, affatto, non siamo di sola inerte materia.
 
È davvero splendida notte di insonnia con sogni, sarà pure di folli pensieri, quando infine mi risveglio per improvviso bagliore di una vivida coscienza, in me oltremodo esagerata, che mi richiama in vita alla sua, mia presenza col solito esasperante ritornello... ricerca te stesso, conosci te stesso, giudica soltanto te stesso, non concedendomi, così, mai tregua da giudice inflessibile, tanto che la identifico, ormai, con la mia spia dell’anima, perenne registratore di ogni sua azione e pensiero.
Pertanto è la scatola bianca dell’anima in questo suo volo terreno con l’assurda pretesa di rimanere limpida e trasparente proprio in un fior di peccatore, incallito come me, che vive con sdegno la vita, da sempre arrabbiato con tutto e tutti, al punto di non risparmiar neanche se stesso, con cui si lamenta soprattutto di esser nato. Di poi quando sta storto se la prende anche con la sua stessa immagine allo specchio (povera moglie mia, cosa non ti ho scatenato!), indi sostenuto da fede vacillante con preghiere sol pensate, talora bisbigliate, non si rivolge mai ai santi per non ricordarsi di malati e malattie ed alla fine, per sola codardia e passivamente indignato, vive ansiosamente i tempi correnti che purtroppo tutti subiamo.
 
Passerò pure per novello Cassandra, ma la qualità di vita per costumi sempre più scadenti, ovunque presenti, mi dà ansia ingravescente per questi nostri poveri figli, catturati da programmi in cerca di gloria e scommesse in cerca di soldi, con monotona quotidianità di guerre e massacri incessanti finanche nel nome di un dio personale, se addirittura non diamo la diretta proprio sul nostro uscio di casa di vergognose lotte fratricide per un’arida zolla di terra.
È proprio una gran barzelletta questo mondo di tutti fratelli, ormai quasi alla deriva, se da sempre il legame familiare vien reciso nel suo anello più debole, che è proprio l’amore fraterno, da sempre soltanto decantato per cieca salvaguardia di spropositato amore filiale nel nome delle solite ricchezze, pur sempre sol cose materiali con danno irreversibile dell’equilibrio e della trama familiare.
 
Dopo tanto farneticare, ad occhi spalancati e fissi nel buio della stanza, è finalmente nuovo splendido giorno, che ebbrezza contemplarlo dal profondo con riflessioni su una vita così strana (troppe fatali coincidenze!), disegnata con magico tocco di mistico su di un percorso obbligato e sofferto, profumato però di misterioso fascino.
Da sempre insofferente e sofferente per malati (che tragedia queste malattie sempre più in aumento) e con l’agognata idea fissa di una sana grande famiglia, per grave ed imperdonabile fallimento della mia sacrosanta funzione di buon padre di famiglia mi ritrovo isolato a scrivere per farmi così compagnia e a guadagnarmi il pane quotidiano nelle forzate vesti di medico, finanche di famiglia!
Che onere, tristezza e rabbia le umane sofferenze, or fisiche e sempre più mentali proprio per sopravvivere, ci fan dubitare di certezze in noi profondamente al sicuro e, allora, ricorriamo ad esse chiedendo soccorso all’anima perché, con la consapevolezza dei limiti della scienza, con sempre tanto amore sotto gli occhi vigili della coscienza, il vero male incurabile della medicina resterà sempre la fame di gloria con sola sete di tanti quattrini.
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