Con la prematura dipartita di mio padre, ebbe inizio la mia avventura di capofamiglia (primogenito di ben 6 fratelli!) e, iscritto al quarto anno di medicina, mi ritrovai davanti al bancone delnegozio paterno tra i libri con la noia di studiare e le maglie con l'ansia di venderle, fermo restante l'irreprimibile voglia di giocare a calcio, a carte, schedine e casinò.
Mi capitava così, tra una gastrite eruttante e una colite costipante, di vendere un gilè verdino con un pullover celestino, indi, tra una cardiopatia ischemica e una arteriopatia obliterante, un dolce vita fiammante, ma poi, dopo una nevrite lancinante e una neoplasia allucinante, mandavo a quel paese con vera tracotanza una malcapitata cliente che mi richiedeva un completino tra il fragolino e il ciliegino!
Nonostante tutto, comunque, mi riuscì l'impresa di laurearmi e iniziai subito (in contemporanea a quella di commerciante) l'attività professionale. Conscio, però, dei miei limiti scientifici per troppe lacune cognitive, sul palcoscenico ambulatoriale di medico di famiglia cominciai a curare il malato con ironia e a ridurre in versi la terapia.
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Nel quotidiano ascolto di lamenti, pertanto, ecco il solito paziente che mi tedia con la stessa domanda e risposta, fa tutto da solo. Pensate un po' che furbizia se questo bel tipo, dopo un fatto ischemico cerebrale, la mezza compressa di ascriptin (aspirina), prescrittagli, la prende intera per far circolare meglio il sangue, nonostante i continui dolori di stomaco e le mie inutili raccomandazioni sulla gastrolesività del farmaco.
Intanto ecco pure il diabetico cardiopatico che, per le tante medicine che prende, prima si lamenta, poi impreca e infine mi pone il suo consueto, assillante, stupido quesito: “dottore ma questi farmaci (e comincia quasi a piangere) devo prenderli per tutta la vita!”.
Ed io di rimando: “devi sperare di morire al più presto, così rinasci, succhi a un bel seno e ritorni alla bottiglina (biberon) al posto di tante medicine!”.
C'è, poi, più di un paziente che, non sopportato neanche dai suoi stessi familiari, per la mia grande disponibilità viene a tediarmi col suo solito lamento: “dottore datemi qualcosa perché oggi mi sento a terra”. “Non preoccuparti ti darò una cura e oggi stesso ti sentirai in paradiso!”.
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Veniamo adesso ai fuochi incrociati in cui quotidianamente ci dibattiamo noi medici di famiglia.
Da un lato l'appropriatezza prescrittiva dei nostri dirigenti (ci ritengono responsabili del buco della sanità) e dall'altro l'autoprescrizione dei nostri pazienti, che anche per un banale mal di testa ci richiedono una risonanza magnetica, e una botta in testa, quando insistono, davvero gliela daresti per giustificare la prescrizione.
Inoltre, in tema di analisi del sangue, se si mettono pure i professori di medicina, allora è davvero finita perché su prestampati prescrivono di tutto e di più, solo per fare sfoggio della loro sconfinata scienza e senza tener conto della patologia del paziente, che dovrebbe indirizzare invece gli esami ematochimici.
Passando, infine, alle medicine da prescrivere, con il cappio delle note (spesso difficili da valutare), contrassegnate da numeri, si rischia “l'inappropriatezza” specie in tema di antinfiammatori (i cosiddetti fans, nota 66) per i dolori articolari e di protettori gastroesofagei (gli inibitori di pompa, nota 1 e 48) per i dolori di stomaco, spesso scatenati dai primi.
La prima cosa da fare con questi numeri (1, 48, 66) è giocarli come terno secco sulla ruota nazionale, e a questo punto vi confido pure che da anni sono alla ricerca del farmaco giusto per sconfiggere i dolori.
Quelli spirituali saranno sconfitti dalle mie scritture morali, per quelli fisici (in special modo articolari), invece, mi sto attivando con la preghiera e state certi, con la giusta ispirazione, perverrò a questo farmaco, tanto agognato dalle multinazionali farmaceutiche che credevano di averlo centrato con i coxib (i cosiddetti antinfiammatori selettivi).
In quella circostanza, davvero triste (anche l'FDA ci cascò), la scienza troppo avida fu attenta solo ai benefici articolari e gastrici (i coxib, infatti, riducono solo le prostaglandine “cattive” responsabili del dolore e non le “buone” che proteggono lo stomaco) ma trascurò gli effetti malefici (fattore protrombotico) con conseguenti danni (infarti ed aritmie) sul sistema cardiocircolatorio, per cui molti poveri pazienti, senza più dolori, finirono per davvero tra le braccia del Creatore!
Tutto questo era ampiamente prevedibile (bugiardino controverso), mentre la elementare nimesulide, con pochi euro, ti fa passare, in caso di necessità, ogni tipo di dolore e fa prendere il fegato (presunti effetti epatotossici per screditarla!) alla concorrenza.
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Sulla stretta relazione farmaco-gastrolesività il paziente, ormai, si è tanto erudito al punto da richiedere (sani e malati, buoni e cattivi) la protezione gastrica anche per una pillola di vitamina e, dal momento che noi medici di famiglia prescriviamo di tutto e di più per i dolori articolari, ai poveri colleghi ortopedici altro non resta che i protettori gastrici e gli integratori.
I primi (inibitori di pompa protonica) a me piace chiamarli “i santi protettori col segno della croce” e, pertanto, li faccio prendere, per lo più, di mattina prima del segno della croce (divina protezione per tutta la giornata) oppure di sera prima di andare a letto e prima di qualche orazione che non guasta mai.
Per quanto riguarda gli integratori, invece, a quei pazienti che mi chiedono se fanno male, ironicamente rispondo... solo alla tasca!
Tra questi campeggia uno strabiliante toccasana (naturalmente non lo nomino) che, a breve, santificheranno per le sue miracolose e mirabolanti proprietà, come da foglietto illustrativo, non a caso, bugia... rdino!
Pensate un po' si può usare per ogni malattia, dalla testa (degenerazione maculare senile) ai piedi (piede diabetico), basta solo avere la coscienza di non prescriverlo (in tempi di crisi monetaria) a gente affamata con problemi di sopravvivenza, dolori a parte.
Proprio in tema di coscienza, sulle sue tracce (gnothi sautòn), mi son dato alla filosofia (amore del sapere) tanto da scrivere un po' di filosofia spicciola alla portata di tutti, che potrete leggere in seguito (Primum philosophare per saper vivere), perché adesso è mia premura aggiornarvi sulla mia biografia con “mirabili frammenti della mia vita.”