Sentimenti, sensazioni e sensibilità hanno la stessa radice etimologica dal termine latino "sentire" che significa percepire attraverso i sensi (vista, udito, tatto, gusto ed olfatto) il mondo che ci gira intorno ed è così che prendiamo coscienza della nostra esistenza, di noi stessi in veste prima materiale e poi spirituale.
Il termine sensibilità, come anche quello di coscienza, in lingua italiana è molto complesso per i suoi tanti significati, ma più comunemente viene usato in relazione ai sensi e per definire una qualità dell'anima, la sua connaturata squisitezza interiore.
Le sensazioni, invece, intese come "stato di coscienza", possiamo definirle le prime informazioni (o impressioni) dei sensi (irradiazioni sensoriali talamiche), a differenza delle percezioni che, intese come "presa di coscienza", sono sensazioni più elaborate in cui entra in gioco la corteccia cerebrale (il cervello o sistema nervoso) mentre con le riflessioni (o valutazioni) entra in gioco la coscienza (l'anima o sistema spirituale).
I sentimenti, infine, vanno considerati sicuramente come "i sensi dell'anima", a differenza della “percezione sensoriale”, requisito che ci accomuna alle bestie mentre il nostro maestro Dante, in nome e per conto di "Amor che move il sole e l'altre stelle", già ammoniva:
"Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtude e canoscenza".
Gli antichi greci, a proposito di sentimenti (Euripide per prima ne fu il poeta), non facevano distinzione tra sentimento e passione, mentre nella filosofia moderna Cartesio includeva il sentimento tra le passioni (Le passioni dell'anima è una sua opera), definendolo "pressione spirituale", mentre in Pascal il sentimento diventa "il sentire del cuore".
Da parte mia (nacqui il giorno di Euripide, anniversario della morte di Freud e di San Pio!), dopo aver ben definito la cellula (pensiero, amore e coscienza) e il sistema spirituale (qui l'amore fa da messaggero), i sentimenti... amo definirli "i sensi dell'anima".
Alla luce di queste nuove acquisizioni, la passione diventa "la pressione naturale dell'amore" che permette la vita terrena, a differenza della passione e morte di Gesù Cristo (sacrificio della croce) che, in virtù del suo amore infinito, ci dona la vita eterna.
L'umana conoscenza (cogito-pensiero vigile, ragione-pensiero razionale, intelletto-pensiero sciente e sapienza-pensiero illuminato) per comprendere la vita in ogni suo versante (vegetativa-solare, animata-istintiva, animale-emotiva, cosciente-riflessiva e illuminata-intellettiva) si radica, sin dalla nascita, sulle esperienze della vita da differenziare così:
1- Sensazioni (impressioni/talamo)
2- Percezioni, sensazioni più elaborate (informazioni/corteccia)
4- Emozioni, moti interiori (pulsazioni spesso accelerate della vita da e-movere=muovere da dentro e talora sortiscono le lacrime)
5- Sentimenti, i sensi dell'anima (ci fanno sentire e ci relazionano con il prossimo).
E i sentimenti vanno così distinti:
a- in simpatia (syn-pathos=passione insieme) e sono affetto e amore
b- in antipatia (anti-pathos=passione contro) e sono gelosia, invidia, risentimento, rancore ed odio
c- in empatia (en-pathos=passione dentro) e sono pietà, carità e bontà
Naturalmente i sentimenti fiore all'occhiello dell'umanità sono l'amore (il motore della vita) e la bontà (l'amore per il prossimo), al cui apice c'è sempre Gesù Cristo (in una scala sulla personalità umana, miscela spirito-materia, il vertice è sempre il nostro Salvatore 100% spirito).
La bontà affonda le sue radici sulla pietà (nasce spontanea alla vista dei poveri, dei deboli e di chi ha bisogno d'aiuto) che, se passiva e fine a se stessa, è solo compassione o commiserazione, mentre attivandosi diventa carità e ci fa dono della bontà (pietà+carità), sopravanzata solo dalla divina misericordia (bontà+perdono).
I sentimenti, invece, vergogna dell'umanità, sono quelli in antipatia a partire dalla gelosia (senso di inferiorità) che se radicata diventa invidia (gelosia radicata), responsabile della precaria condizione umana, grazie alla nostra progenitrice Eva che, alla passiva contemplazione, scelse per noi una vita da vivere intensamente in tutta libertà tra molte gioie e tanti più dolori.