Le fantasie dell’ecografia

 
Etimologicamente l'ecografia è “la scrittura dei suoni”, ma con l'estate che incombe e il caldo che avanza (ci sarà pure la piscina con la Pellegrini!) la vedo più come... il canto di una Sirena! A me, comunque, son venute... “le fantasie dell'ecografia” a causa... dell'andropausa e delle tante bocciature!
Con la mente ormai presa
e il pensiero sempre più teso
tra l'incanto di una Musa
e il canto di una Sirena,
con la medicina, ahimè,
non mi raccapezzo più e,
così, per migliorarla
mi son dato all'ecografia
ma, per disegno fatale,
anche qui c'è un segnale
che davver tanto m'ispira.
Se la poesia traduce
il canto di una sirena,
l'ecografia trasduce
il suono di una sonda
che il cuore scandisce
e all'istante lo rifrange
in una buia immagine
mentre per ben altri versi
la poesia il buio infrange
con un'immagine di luce.
Organi e tessuti umani,
un tempo molto riservati,
hanno naturale resistenza,
che dicesi impedenza
e che loro conferisce
diversa luminosità,
ma con i tempi correnti
c'è soltanto oscurità...
e siamo in campo ecografico.
Pertanto dalle onde sonore,
in poesia son canore,
sul grigiore di uno sfondo
puoi ben differenziar
immagini bianconere,
non certo iuventine,
dal color bianco iperecogeno
delle strutture solide
al color nero anecogeno
dei composti liquidi.
Da gran profano inizio
con la scansione addominale,
longitudinale e trasversale,
ma vedo solo tante ombre,
nere, brune e bionde,
pertanto non vedo niente,
metto allora gli occhiali
e così non ci capisco niente.
La tensione mi stimola
solo le vie urinarie
e qui è provvidenziale
il pronto intervento
della dolce docente,
seppur del buio insegnante,
che tra tante ombre,
a suo dire, mi evidenzia
la complessa struttura renale,
una formazione ovalare
dalla periferia corticale
all'intermedia midollare
a convogliar le acque
al bacinetto centrale
e se si rinvengono... nitriti
sarà un rene a ferro di cavallo.
Appena più sopra sorge
la milza a semiluna
che talora si erge
anch'essa a ferro di cavallo
per scongiurar le insidie
di un viscido serpente,
quel fantomatico pancreas
che mai ritrovi dalla testa
al corpo sino alla coda.
Siamo arrivati alla scansione
dell'architettura epatica e,
se ti va, qui puoi anche giocar
con la pallina iperecogena
dell'angioma vascolare
e con la palluccia ipoecogena
del carcinoma virale
o addirittura andare in fantasia
per volare con le sovraepatiche
sempre più alto ad ali di gabbiano.
Qui si conclude il mio esame
con la solita bocciatura,
perché è il tripode celiaco
l'immagine vasale a volo di gabbiani
mentre io ancora una volta,
al cospetto di una musa docente,
sono entrato in follia epatica
e devo curarmi la mente
per non ricadere nuovamente
in quella fatale encefalopatia,
fatidica malattia,
che solo a me regala poesie.
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